Il giornalismo d’inchiesta è da sempre stato scomodo. Scomodo alla politica corrotta, alle collusioni tra poteri criminali, alle mafie di ogni regione d’Italia e non sono. L’attentato a Sigfrido Ranucci è l’ultimo esempio concreto di come in Italia il giornalismo d’inchiesta metta paura ai poteri collusi. Non è un caso se Report, la trasmissione condotta Sigfrido Ranucci, eredità di Milena Gabanelli, muovendosi attorno alla professionalità di un team di giornalisti d’inchiesta che lavorano con entusiasmo e rigore dia fastidio a molti politici, a mafiosi, corrotti, camorristi e apparati di Stato collusi. Le piste su cui sta indaga la procura di Roma per capire chi abbia attentato a Sigfrido Ranucci sono diverse. Intanto misure di protezione rafforzate per il giornalista di Report, anche con un’auto blindata. Nella notte tra il 16 e il 17 ottobre sono state fatte esplodere due auto della sua famiglia.
Si indaga nell’ambiente Ultras, ma anche in quelli mafiosi connessi all’omicidio di Piersanti Mattarella. La procura di Roma segue il caso del giornalista Rai Sigfrido Ranucci vittima ieri di un attentato che ha colpito due auto della sua famiglia parcheggiate fuori dalla sua villetta alle porte di Pomezia. E se appena poche settimane fa il mondo politico (presidente Mattarella escluso) gettavano bordate contro Ranucci e lo stile Report, immediata è stata la vicinanza espressa nei confronti del giornalista da parte di tutte la forze politiche. A cominciare dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che certamente con sincero sentimento ha fatto pervenire la sua solidarietà e la «severa condanna» per l’intimidazione. «Un gesto gravissimo, vile, inaccettabile. Un ordigno ha fatto esplodere l’auto di Sigfrido Ranucci, davanti alla sua abitazione. Per fortuna nessuno è rimasto ferito, ma resta la gravità estrema di un atto che colpisce non solo un giornalista, ma la libertà stessa di informare e di esprimersi. A lui e alla sua famiglia la mia piena solidarietà e vicinanza». Così il ministro Guido Crosetto sul profilo X del ministero della Difesa.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che esprime «piena solidarietà al giornalista Sigfrido Ranucci e la più ferma condanna per il grave atto intimidatorio da lui subito. La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere». Lo si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi. «Quanto successo a Pomezia è di una gravità inaudita e inaccettabile. Totale solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia». Lo scrive su X il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini.
«Esprimo ferma condanna per il grave atto intimidatorio subito dal giornalista Sigfrido Ranucci e dalla sua famiglia, ai quali rivolgo la mia piena solidarietà. Non esiste motivazione che possa giustificare questa violenza». È il messaggio su X del vice premier e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani. «Piena solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia per il grave attentato di cui è stato vittima. Un gesto vigliacco e gravissimo che rappresenta un attacco non solo alla persona ma alla libertà di stampa e ai valori fondamentali della nostra democrazia. Ci sarà il massimo impegno delle forze di polizia per accertare rapidamente gli autori. Ho dato mandato di rafforzare al massimo ogni misura a sua protezione», ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. «Rivolgo a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia la solidarietà mia personale e del Senato della Repubblica per il gravissimo atto intimidatorio accaduto nella notte. Una vicenda davvero inquietante che condanniamo con forza e sulla quale ci auguriamo che la giustizia faccia rapidamente il suo corso individuando quanto prima i colpevoli». Lo scrive sui suoi canali social il presidente del Senato, Ignazio La Russa. «L’attentato a Sigfrido Ranucci è un attentato alla democrazia e alla libertà di informazione. Un attacco vile e pericoloso a una persona già sotto scorta per aver svolto il suo lavoro di giornalista d’inchiesta, un attacco che richiede la reazione e la presenza delle istituzioni. Non possiamo accettare alcuna intimidazione al giornalismo d’inchiesta. Sia fatta piena luce sui responsabili e la matrice di questo gravissimo attentato.
«A Sigfrido Ranucci e sua figlia voglio esprimere la massima solidarietà e vicinanza mia e di tutto il Partito Democratico». Così la segretaria del Pd Elly Schlein. «Ho sentito Sigfrido Ranucci per portare la solidarietà del M5s, fra poco andrò sul luogo di questo vile gesto, bisogna esserci. La bomba che ha distrutto la sua auto e quella di sua figlia, che poteva ucciderli, è un attacco a tutti noi. Dobbiamo far sentire tutta la nostra vicinanza a un giornalista che combatte ogni giorno per difendere centimetro dopo centimetro la sua libertà nel servizio pubblico». Lo scrive su Facebook il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte.
L’ad Rai Giampaolo Rossi e l’intera azienda «si stringono al fianco di Sigfrido Ranucci ed esprimono massima solidarietà per il grave e vile attentato intimidatorio». «Il ruolo della Rai e di chi opera al suo interno è quello di garantire dialogo, pluralismo e rispetto nel racconto quotidiano del nostro tempo – si legge in una nota -. La Rai respinge con forza e determinazione ogni minaccia contro chi svolge il proprio lavoro nel Servizio Pubblico. L’essenza vitale della nostra democrazia è la libertà informativa che la Rai garantisce e che i suoi giornalisti rappresentano». «L’attentato contro Sigfrido Ranucci è un salto di qualità. Dalle informazioni disponibili, hanno fatto esplodere un ordigno rudimentale davanti alla sua casa di Pomezia: distrutte due sue auto. È successo nel giorno dell’anniversario dell’assassinio di Daphne Caruana Galizia, la giornalista di inchiesta uccisa a Malta con una autobomba otto anni fa. È un fatto che ci richiama ad anni bui del nostro Paese. È necessaria una reazione urgente per individuare autori e mandanti di questo attentato: colpire l’informazione vuol dire colpire le nostre libertà, la nostra democrazia». Lo sostiene in una nota Vittorio di Trapani, presidente della Fnsi-Federazione nazionale stampa italiana. Intanto i pm dell’antimafia di Roma indagano su quanto avvenuto nella tarda serata di ieri a Pomezia. Al momento il pm della Dda Carlo Villani – coordinato dall’aggiunto Ilaria Calò – procede per danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso in attesa di ricevere le prime informative dalle forze dell’ordine intervenute.


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LE INDAGINI
Gli attentatori sapevano che il giornalista sarebbe tornato a casa a Campo Ascolano dopo due giorni di assenza. Hanno atteso che la scorta lo lasciasse e andasse via. Il contrattempo per l’arrivo in auto della figlia. Lo hanno seguito, forse per giorni. E comunque da Roma. Si sono appostati fra gli alberi dello spiazzo erboso che costeggia la chiesa di Sant’Agostino, già piazzetta di spaccio e traffici di pusher romani e albanesi, ma anche frequentata da chi porta a spasso il cane, e lì dalle 21.40 circa hanno atteso che la «tutela» – il livello di scorta meno blindato – di Sigfrido Ranucci si allontanasse dopo aver lasciato il giornalista, ideatore e conduttore di Report su Rai 3, più volte minacciato, nella villetta di famiglia in viale Po, a Campo Ascolano, sul litorale sud di Roma, accanto all’aeroporto militare di Pratica di Mare. L’arrivo, forse imprevisto, della figlia di Ranucci potrebbe aver ritardato l’azione degli attentatori: uno di loro ha acceso la miccia quando non c’era nessuno in vista ed è scappato. Fra i residenti qualcuno ha visto un individuo incappucciato, vestito di nero, attraversare con passo svelto viale Po prima dello scoppio. Andava verso gli alberi dove forse c’era un complice.
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