Quei minori che dobbiamo sottrarre alla camorra e di cui non dobbiamo mai dimenticarci


Anticipiamo qui su lacamorra.it ciò che sarà sul prossimo numero de “la camorra vista&rivista”, il nostro trimestrale cartaceo di studi, informazione ed approfondimenti, uno dei contributi a firma di Paolo Siani, testimone di legalità che onora da anni la memoria del fratello Giancarlo Siani in tanti modi e che sin dal primo momento è stato un convinto sostenitore della nostra iniziativa editoriale da quando già nel 2012 decise di entrare nel nostro comitato editoriale. Oggi parlamentare indipendente del PD, Paolo Siani segue i temi a lui da sempre cari: il ricupero di esempi chiari di legalità, l’impegno verso i bisogni e le devianze dei più giovani, le buone pratiche dell’agire sociale e politico.


di Paolo Siani |

In base ai dati forniti dal garante regionale per i diritti dei detenuti Samuele Ciambriello, in Campania ogni anno vengono arrestati circa 5000 minori. Di questi, il 65% ha già parenti in carcere. E gli stessi adolescenti sono in possesso di un linguaggio piuttosto povero, consistente in non più di una cinquantina di vocaboli dialettali. Basterebbero questi dati per capire il dramma che colpisce molti dei nostri giovani. Se a questo aggiungiamo i risultati di un’indagine conoscitiva della Commissione parlamentare Infanzia e Adolescenza sulla diffusione della violenza tra i minori, ci rendiamo conto che bisogna agire al più presto. E in maniera molto efficace.

Non a caso, un approfondimento particolare, all’interno di questa indagine, è stato dedicato al problema in progressivo aumento delle baby gang e al tema degli omicidi di minori. Si tratta di un aspetto troppo poco considerato ma che merita di essere affrontato ed in relazione al quale appare necessario individuare interventi di prevenzione. Va in aggiunta evidenziato che la crisi epidemiologica da Covid-19 ha avuto delle evidenti ripercussioni anche sulla violenza domestica. A tal riguardo, le chiamate al numero verde 1522, messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri per sostenere ed aiutare le vittime di violenza di genere e stalking, nel periodo marzo-giugno 2020 sono state 6.494. Di queste 78 sono relative a minori. Su base tendenziale, il ricorso al numero verde è più che raddoppiato: nello stesso periodo del 2019 le chiamate erano state, rispettivamente, 3.020 e 35.

In sintesi, il termine “minorile” va associato alla criminalità in una duplice forma: quella attiva, che vede i ragazzi autori dei reati, e quella passiva, che li considera vittime. In entrambi i casi, la parola chiave è, ora più che mai, prevenzione. Anche perché il fenomeno della violenza, sia quando vede i minori come vittime che quando interessa gli stessi come autori, presenta una rilevanza sul piano penale. È necessario in proposito un ripensamento della legislazione vigente, che appare certamente adeguata sul piano della repressione, ma in relazione alla quale appaiono necessari interventi sul regime trattamentale dei minori in chiave rieducativa. Ma la domanda cruciale da porsi, a cui dare risposte concrete, è la seguente: cosa è stato fatto affinché ogni anno 5000 adolescenti campani non venissero arrestati? Questi ragazzi hanno avuto alternative concrete e credibili al crimine? E’ evidente che qualcosa non ha funzionato in via preventiva e il problema è reso ancora più grave dal fatto che intervenire quando si è già grandi rischia di essere troppo tardi.

I ragazzi che vivono in famiglie mafiose o in contesti dove c’è un alone mafioso sono portati ad annullare i propri sentimenti, a trasgredire le regole, a concepire l’appartenenza ad una famiglia mafiosa come motivo di vanto. Sono bambini e ragazzi che ambiscono a diventare boss pur nella consapevolezza di andare incontro alla morte o al carcere. Se un ragazzo che vive in una famiglia mafiosa o in un quartiere, una città, in un alone mafioso, viene messo nelle condizioni di poter scegliere, non sceglierà mai la mafia. Purché possa scegliere e avere una opportunità.

Bisogna iniziare presto e il primo presidio che va utilizzato è l’asilo nido. Gli asili nido sono il vaccino contro le mafie. La scienza lo ha già dimostrato. Bisogna crederci e metterci le stesse energie economiche  che stiamo impiegando per i vaccini anti Covid. Abbiamo in tal senso davanti a noi una grande occasione: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel quale c’è un capitolo espressamente dedicato all’infanzia, che ha recepito i contenuti di una mia mozione e che prevede più asili nido, più istruzione e soprattutto il tentativo di garantire pari opportunità a tutti i bambini, che nascono a Napoli come a Bolzano, grazie a interventi precoci, fin dalla primissima infanzia. Va in aggiunta modificata la distribuzione delle risorse per i servizi sociali e il welfare nel nostro Paese. La mancanza dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni), introdotti dalla riforma del titolo V della Costituzione, ma che lo Stato non ha ancora individuato, è un grave vulnus poiché definirli serve a determinare quali comuni non riescono a garantirli e indirizzare il fondo perequativo nei territori più svantaggiati. In assenza dei Lep, il fabbisogno standard è calcolato in base alla spesa storica per i servizi di comuni simili a quello considerato, per caratteristiche demografiche, socio-economiche e morfologiche.

Il fabbisogno standard, tuttavia, non individua il fabbisogno reale di servizi. Dai dati emerge che sono i comuni del centro-nord Italia ad avere i maggiori livelli di fabbisogno standard: si passa dai 727 euro pro-capite della Toscana ai 724 dell’Emilia-Romagna. Al contrario, i comuni del sud risultano i più svantaggiati dal riconoscimento dei fabbisogni: la Campania si attesta a 584 euro, la Puglia a 567 euro, mentre la Calabria chiude a 535 euro.

In sintesi, i comuni che hanno spese limitate o nulle per i servizi si vedono riconosciuti fabbisogni bassi. Si genera così un paradosso, in quanto, anziché potenziare i servizi di territori che hanno scarsità di risorse, si finisce per assegnare agli stessi fabbisogni standard inferiori o persino nulli rispetto a territori dove l’offerta di servizi è decisamente maggiore. I più colpiti in tal senso sono i comuni del sud che, offrendo meno servizi, fanno registrare fabbisogni inferiori. Ecco perché la stessa lotta alla camorra e alla delinquenza minorile passa necessariamente per una sostanziale e rapida riduzione del gap tra nord e sud del Paese e tocca più voci. Non basta la pur eccellente azione repressiva di magistratura e forze dell’ordine. Occorre ripartire dalle fondamenta. Occorre ripartire dai bambini. Il mio impegno parlamentare, in tal senso, non conoscerà soluzione di continuità.

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