La camorra a Trieste e in altri posti del Friuli Venezia Giulia. Nove arresti che fanno pensare


Tutti campani tranne uno. Tutti allineati al metodo camorristico. Tutti con domicilio o residenza in Friuli Venezia Giulia. Gli inquirenti hanno potuto scoprire, per esempio, che il potere di questo clan camorristico d’esportazione ha avuto come epicentro la Fiera di Bibione ma non si è fermato solo a quello. Anche in altre manifestazioni simili in Friuli e in Veneto, secondo gli inquirenti, e si sarebbero verificate vere e proprie “spedizioni punitive” armate contro quei commercianti che si ribellavano a questa forma di imposizione intimidatoria. Un filone che è iniziato già qualche anno fa. Nel 2019, per esempio, si cita un episodio di pestaggio che ha colpito un commerciante friulano ripreso da alcune telecamere. Le intimidazioni avrebbero riguardato inoltre il personale del Comune di San Michele al Tagliamento e ci sarebbero state pressioni su uno degli assessori.


Si seguiva uno dei principali indagati, ritenuto come uno dei “boss” della organizzazione attiva in Friuli che dal 2016 ad oggi aveva accumulato un importante patrimonio chiaramente illecito attraverso fatturazioni false e cessioni ‘in nero’ di merci contraffatte. Denaro che sarebbe stato depositato, secondo gli inquirenti, in un conto della Repubblica Ceca, dacché 100mila euro in corone ceche sono state trovate sotto il letto dell’indagato, all’interno di un sacco a pelo, quando la sua abitazione è stata messa sotto perquisizione di una serie che ha coinvolto altri indagati a casa dei quali sono state rinvenute armi bianche, altri contanti ed anche una pistola con matricola abrasa.

Le indagini della Guardia di Finanza di Trieste e dell’Antimafia di Trieste fanno emergere una situazione inquietante per fatti accaduti a Bibione e non solo. Il procuratore capo di Trieste Antonio de Nicolo ha mostrato tutta la sua preoccupazione. «È la punta di un Iceberg». «Nel Nord Est – ha detto – in genere si pensa all’infiltrazione mafiosa in un contesto di grandi imprese, qui siamo nell’ambito del mercato ambulante, un settore marginale, il che ci fa meditare sulla pervasività di questi fenomeni. Questa potrebbe essere solo la punta dell’iceberg: se sono arrivati anche qui, che altro succede altrove?». L’unico dato incoraggiante è che non vi è stata omertà nelle fasi delle indagini. Indagini che non sono scaturite da una o più denunce ma solo durante controlli per il contrasto di infiltrazioni mafiose. E seppure nessuna parte lesa si è rivolta alle autorità c’è da dire come ha detto lo stesso Procuratore De Nicolo che «non possiamo parlare di omertà perché gli interessati, contattati da noi, non si sono sottratti dal collaborare. Alcuni di loro hanno dichiarato che ‘sembrava di essere a Scampìa». Antonio De Nicolo ha poi riflettuto sul fatto che «Il Gip ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso, con cui non abbiamo dimestichezza a queste latitudini. Si tratta di un metodo di intimidazione affine a quello di associazioni malavitose collegabili a una famiglia affiliata alla Camorra». 

Ai nove arrestati è stata attribuita l’estorsione aggravata dal metodo mafioso commessa tra il Veneto orientale e il Friuli Venezia Giulia. Tra loro anche il presidente dell’Ascom di Bibione Giuseppe Morsanuto. Gli arrestati, tutti di origine campana tranne Morsanuto sono residenti in varie zone del nordest e fortemente intenzionati a mettere le mani sul regolare svolgimento a Bibione nel comune di San Michele al Tagliamento della manifestazione estiva “I giovedì del lido del sole”, che promuove ogni anni, d’estate, l’artigianato e le aziende agricole locali. Le azioni intimidatorie ai numerosi commercianti ambulanti veneti e friulani miravano ad impedire che essi potessero esercitare la propria attività nella fiera. Si voleva così che il controllo delle attività commerciali avvenisse tramite persone di fiducia. Coloro che non ubbidivano alla imposizione venivano minacciati e costretti ad abbandonare l’attività. L’estrema e diffua ratio era quello delle botte date in vere e proprie spedizioni punitive come avvenuto in un caso ben documentato dalle indagini. Il metodo è di stampo camorristico ha fatto emergere la loro sostanziale libertà di agire indisturbati in un territorio non abituato a tale violenza e tracotanza. Alcuni degli indagati ora in custodia cautelare erano già in passato vicini ad organizzazione criminale camorrista.

Oltre al presidente dell’Ascom di Bibione, Giuseppe Morsanuto, 54 anni, già vicesindaco di San Michele al Tagliamento dove residente sul conto del quale sono state effettuate perquisizioni sia nella sede dell’Ascom che nella sua abitazione, gli altri arrestati sono: Pietro D’Antonio, 60 anni, nato a Cercola (Napoli) residente a Latisana; il figlio Renato D’Antonio, 31 anni, residente a Concordia Sagittaria; l’altro figlio Beniamino D’Antonio, 39 anni, residente a San Michele al Tagliamento; Gennaro Carrano, 73 anni, residente a Bibione e il figlio Salvatore Carrano, 49 anni, residente a Latisana, entrambi napoletani; Raffaele Biancolino, 41 anni, residente a San Michele, Salvatore Biancolino, 23 anni, residente a Napoli (ma fa lunghi soggiorni a Bibione) Zefferino Paisan, 55 anni, titolare di un’azienda agricola a Concordia.  

Oltre alle minacce e alle intimidazioni, come più volte evidenziato, gli inquirenti hanno avvisato che il gruppo criminale arrivando ad organizzare anche spedizione punitive armate otteneva il controllo di mercati e fiere in Veneto e Friuli Venezia Giulia.

«Il mio ringraziamento alla Dia, alla Guardia di Finanza ed alla Dda di Trieste per l’operazione che ha visto decine di arresti per estorsione aggravata dal metodo mafioso nel Veneto orientale e nel Friuli Venezia Giulia» è stato il commento del presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra. «Si tratta – ha poi detto – di infiltrazioni di camorra in un territorio che si pensava immune e proprio questa convinzione di impermeabilità a certi fenomeni è il grave errore di chi si reputa invulnerabile. È necessario sollecitare l’attenzione e la sensibilità dei cittadini e degli operatori economici a denunciare, a porre subito un argine a queste degenerazioni mafiose».

Gli ha fatto eco, l’attuale vicesindaco di San Michele al Tagliamento, Gianni Carrer che ha commentato: «La notizia dell’arresto di Giusepe ci lascia tutti increduli e sgomenti. Ho rilasciato delle dichiarazioni alla Rai in cui affermo che considero Bibione un paese onesto e libero da questo tipo di associazioni malavitose. Non ho mai avuto sentore da parte di commercianti di subire tali minacce. Esprimo vicinanza alla famiglia e spero che Giuseppe possa chiarire positivamente al più presto la sua posizione».

Non poteva non farsi sentire la preoccupazione di Luca Zaia, governatore del Veneto. «Apprendiamo dalle fonti di informazione – ha detto Luca Zaiafatti che ci inquietano e che investono il settore turistico e distributivo dei centri turistici e delle spiagge della riviera veneta. Ovviamente rivolgo le mie congratulazioni alla Direzione Distrettuale Antimafia e al Procuratore Cherchi, alla Dia e indistintamente a tutte le forze dell‘ordine che hanno partecipato a questa maxi-operazione che ha come obiettivo quello di ripristinare legalità, sicurezza e vera concorrenza nel settore del commercio ambulante. Dalle prime indiscrezioni emergono vicende con profili inquietanti e ombre molto pesanti. Restiamo in attesa degli sviluppi dell’inchiesta – ha concluso il governatore – riconfermando la nostra fiducia nei magistrati inquirenti e negli uomini e donne che ogni giorno ergono un forte presidio di sicurezza e legalità a difesa dei cittadini. È grazie a loro che i veneti si sentono difesi e sicuri».

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